Un post di quelli che lasciano il segno e restano impressi nella memoria di chi ci s’imbatte.
Le parole che Lega Serie A – attraverso i propri canali social – ha voluto dedicare a Fabio Pisacane tolgono il fiato.
Eccole: «La vita scorre velocemente a 14 anni. La motivazione è massima, l’euforia è per tutto e in tutto. Il futuro è sempre lì pronto ad aspettarti, affascinante e pieno di possibilità proprio come te lo immaginavi. Ecco, pensate adesso a quanti sono gli stimoli per un ragazzino che da poco gioca nelle giovanili del Genoa. Una mattina però tutto sembra interrompere l’ascendente carriera di Fabio Pisacane. Si sveglia e non sente niente. Non è più padrone del suo corpo. I suoi muscoli, il suo talento non sono più in suo possesso. Si accorge di essere completamente paralizzato dalla testa ai piedi. È affetto dalla sindrome di Guillain-Barrè, una malattia rara che causa la progressiva paralisi degli arti e che può portare alla morte. Fabio non risponde subito alle cure. Lotta per ogni respiro, per ogni piccolo movimento del suo corpo. Il futuro non è più affascinante, il futuro è un obiettivo ossessionante. Profuma di vera libertà, profuma di vita, la stessa che riesce nuovamente ad ottenere dopo diverso tempo. Finalmente nella stagione 2004-05 inizia la sua seconda vita. Torna a sognare il futuro e lo fa in campo, tra Serie C e Serie B. Riutilizza perfettamente il suo corpo e si riappropria del suo talento. Il suo obiettivo ora non è sperare di vivere, ma è sognare quella vita calcistica che si era immaginato a 14 anni. Dopo una gavetta di oltre 10 anni raggiunge la promozione in #SerieATIM con il Cagliari Calcio. Inizia la sua terza vita. La stagione successiva a 30 anni esordisce nella massima serie, diventando uno dei perni difensivi dei rossoblù. “Sono quattro mesi che penso a questo giorno, non ho mollato un secondo e ho affrontato ogni problema che si è posto davanti a me”. È lui il re delle scene in quel giorno. È lui che dopo quelle parole scoppia in un pianto tanto dirompente quanto emozionante. È lui che bisogna prendere d’esempio quando un obiettivo appare impossibile. È Fabio Pisacane, un uomo normale che ha interrotto la sua normalità per vincere la sua lotta e fare la storia di questo sport».
Pochi minuti e – sempre attraverso i social – arriva, puntuale, la risposta di Fabio Pisacane: «Ero un ragazzo. Ancora ci penso a quei giorni. Sarà sempre così: una sensazione di paura che non mi abbandonerà mai. Il calcio mi ha salvato perché mi ha dato la forza. Io ho inseguito e realizzato un sogno. E ancora oggi, tutti i giorni, sogno cose nuove. Per strada, tra la gente, vedo tante persone con una storia diversa ma simile alla mia: ce l’hanno fatta con sacrificio e follia. È anche per loro che, a testa alta, scendo in campo».
Un fuoriclasse, come sempre: